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parte terza - capitolo ii 219

Si piantavano dialoghi ch’erano strapazzi. Non si vedevano che visi ingrognati. Una societá, ch’era prima la stessa armonia, era divenuta un inferno di dissensioni, di sospetti, di cruccio e d’odio. I compagni si guardavano l’un l’altro in cagnesco, e talora le ingiurie erano tanto gagliardamente trascorse che si videro delle spade e de’ coltelli sguainati e trattenuti a gran fatica de’ circostanti.

Viddi l’aere divenuto feccioso e incominciai ad allontanarmi.

Credei di fare qualche buon effetto legando in un fastellaccio molti libri spagnoli e molti scartafacci ch’io aveva appresso di me del Sacchi, rispedendoglieli per mostrare una alienazione; ma il canchero era giá formato e mortale.

Petronio Zanerini, il miglior comico che abbia l’Italia; Domenico Barsanti, comico valente; Luigi Benedetti colla moglie, utilissimi comici; Agostino Fiorilli, Tartaglia portento dell’arte, s'erano giá levati dalla compagnia nauseati, legandosi a miglior partito con altre compagnie.

La truppa del Sacchi per le di lui stravaganze era ridotta un carcame scamato.

Il patrizio padrone del teatro in San Salvatore condotto dal Sacchi, in cui io lo aveva posto con tant’arte e in cui da molti anni aveva fatte grandissime ricolte, essendo il teatro da commedia piú comodo e piú favorito, vedendo la compagnia Sacchi resa spossata, in pericolo la utilitá padronale, e avendo anche ricevuti dal Sacchi de’ sgarbi e delle parole pungenti e grossolane, diede in condotta il di lui teatro ad un’altra comica compagnia, escludendo quella del Sacchi.

Atanagio Zannoni di lui cognato, valentissimo comico, onest’uomo e d’indole dolcissima, ferito dalle stravaganze del vecchio inviperito, trattava di sottrarsi dalla compagnia vedendola desolata, e d’unirsi co’ suoi figli alla comica compagnia del teatro in San Giovanni Grisostomo, quando comparve da me una mattina il Sacchi unito al signor Lorenzo Selva, ottico rinomato, mio amico.

Egli esagerò contro tutti i suoi compagni e i suoi parenti con delle invettive bestiali, trattando ognuno da ingiusto, da strano e da ingrato.