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parte seconda - capitolo xlix 203


Tuttoché la ragione e l’austeritá dell’indole mia mi soccorressero, il discorso, il pianto di quella bellezza e un anno di soavitá che avevamo avuta insieme, mi fecero quasi vacillare.

Me le sedei appresso e prendendo una delle sue belle mani le dissi con tutta la dolcezza: — Non crediate, o cara, che la vostra afflizione non mi penetri sino all’anima. Vi sono obbligato anche del strattagemma che teneste per darmi i ragguagli che m’avete dati. Il vostro tenero discorso contiene non solo la vostra proposizione, ma contiene pure quella risposta che dovrei darvi. Vi ringrazio che m’abbiate levata la pena di darvela.

Lasciamo nel numero degli accidenti che accadono nel mondo, da qualunque fonte sia nato, l’accidente fatale accaduto, di cui non so quanto tempo mi voglia a guarire dal dolore che m’ha cagionato e che mi sta fitto nell’animo. È però vero che, nel modo mio di pensare, non potrei vedervi coll’occhio che vi guardava prima. La nostra unione farebbe di voi e di me due persone infelici. La vostra buona fama è con me in un sacrario. Accettate i consigli che vi dá un giovine che morrá vostro buon amico. Rassodate la mente e state in guardia se vi si avvicinano seduttori. La congiuntura che vi si presenta è ottima. Non tardate a dar la promessa di sposa al mercante onorato che mi diceste, e ponetevi in salvezza.

Non aspettai risposta, e baciandole affettuosamente la mano, con uno sforzo eroico m’involai partendo, senza parlare colla sartorella della misura.

Pochi mesi dopo quel colloquio ella ha sposato il mercante da vero. La vidi per la via alcune volte col marito e sempre bella. Nel vedermi cambiò ognora di colorito le guancie e abbassò gli occhi alla terra.

Questo è quanto posso dire di quella mia terza amante, di cui non volli piú cercar traccia. Seppi tuttavia, senza cercar di saperlo, ch’ella fu morigerata, saggia, esemplare ed ottima moglie di quel marito.

Ad onta dell’aver espresso di non voler piú scrivere capitoli lunghi, le storielle de’ miei amori trattennero la mia penna piú che non avrei voluto.