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parte seconda - capitolo xlix 201


non condiscendessi a consolarlo. Non mi credere ciò che sembra incredibile, ma giuro a Dio ch’egli m’ha tanto fatto girare il cervello ch’io stordita m’abbandonai ciecamente, credendo di fare a te una finezza, senza comprendere ciò ch’io mi facessi, né di cadere nel spaventevole abisso in cui mi vidi con orrore appena caduta.

Abbandonami nella mia miseria e fuggimi. Sono indegna di te, lo confesso. Mi merito di morir disperata. Addio... Terribile addio! Addio per sempre.

Io non aveva idea d’una tal sorta di giustificazione, e quantunque non mi persuadesse, leggendo quel foglio il cuor mio si commosse.

Rifletteva alla acerba circostanza di quella giovine col marito moribondo. Pensava che averei potuto fare almeno la parte d’amico senza far piú la parte d’amante; ma il veder quell’oggetto, per cui aveva provato un anno intero di cocente amore, mi faceva tremare del pericolo di ricadere, e a costo della vita non voleva piú affetti con una donna resa antipatica al mio pensare metafisico e alla mia delicatezza d’animo.

Sospettava anche ch’ella caricasse un po’ troppo lo stato di moribondo del marito per ammollirmi. Mi vinsi, e non volli né rispondere né vederla.

Fatto sta ch’io vidi passare sotto alle mie finestre il funerale e il di lei marito sulla bara, e dovei prestar fede al foglio. La immaginazione mi dipingeva quella infelice bellezza desolata senza conforti. Il mio cuore mi spingeva a visitarla ed a esibirmi in quanto potessi. Il timore di riaccendermi mi tratteneva; quando m’incontrai in un prete da me conosciuto, il quale mi disse che andava a fare un dovere di condoglianza con quella giovine rimasta vedova. — Ella dovrebbe venire con me — diss’egli. Si tratta d’un atto di pietá con una sua vicina. — Colsi la congiuntura e m’accoppiai col prete.

La trovai addolorata, pallida e lagrimosa. Appena mi vide abbassò la fronte abbandonandosi al pianto.

— Con la scorta di questo sacerdote — diss’io — sono venuto a condolermi della sua sciagura cordialmente e ad esibirmi con