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parte seconda - capitolo xlix 193


Dopo aver ella esagerato sul dolore che provava sulla funesta circostanza e sull’allontanamento del marito, anche con gli occhi molli di lagrimette, si ridusse a farmi un discorso serio, che fu una miscellanea di giudizioso, d’affettuoso e d’artifizioso.

— Amico — diss’ella, — è inevitabile la mia vedovanza tra pochi giorni. Una giovine vedova dell’etá mia non può per prudenza vivere isolata e in balía di se stessa. Nel caso lugubre non averei altro asilo decente che quello di mio padre. Egli è un uomo rotto; ché tra i debiti che lo assediano e i scialacqui che sono il suo vizio, colla soggezione ch’io dovrei avere d’un padre, le mie sostanze sarebbero presto consumate e rimarrei giovine, vedova e miserabile.

Non ho persona a questo mondo a cui possa fidarmi a chius’occhi fuor che alla tua, in cui ho depositato il mio cuore, la mia virtú e la mia riputazione.

Ho in serbo nel mio armadio una somma di danari non picciola, molte gioie, degli ori e degli argenti; voglio che tu riceva tutto e tenga tutto in diposito appresso di te, perché al caso della mia disgrazia ch’io vedo vicina, mio padre, che colla facoltá di padre volerá a por gli artigli sopra a quanto possedo con aria di padre assistente e zelante, sono certa che in capo a due mesi avrá fatto volare ogni cosa.

Non mi negherai giá questo favore. Poco a poco porterò meco con cautela quanto possiedo, e tu mi porrai tutto in salvezza. Ti consegnerò anche la carta autentica di confessione dotale, che non è nota a mio padre, e all’amara perdita del mio marito, col consiglio ed aiuto di qualche tuo forense, farai que’ passi che vagliano a preservare la mia sussistenza. Tu m’ami e condiscenderai a quanto ti chiedo nella mia circostanza dolorosa.

Vidi chiaramente in questo suo discorso ch’ella cercava in me una sostituzione di marito senza dirlo. Io era alienissimo da un matrimonio, perché ho sempre abborrita una indissolubile catena e perché aveva de’ fratelli ammogliati con molti figli, e sentiva del ribrezzo a pregiudicarli, obbligando il mio patrimonio ad una dote e facendo nascere de’ nuovi figli, procreando un drappello di cugini Gozzi tutti poveri.