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disturbati i tribunali Eccelso e Supremo. Non v’è uomo che piú di me brami la pace, fugga le gare e i contrasti. Mi convien dire che per quanto si proccuri d’aver la propria quiete, sia impossibile il possederla. — Da’ cervelli alterati e spezialmenti superbi — rispose il grave senatore — non è possibile indovinare ciò che possa uscire.

Egli lesse la mia storica esposizione supplichevole con attenzione, indi mi disse: — Veramente al tribunale dove va prodotta questa carta non v’è costume di leggere tali fogli della lunghezza del vostro. Tuttavia egli non contiene niente di soperfluo e però sta a dovere.

Non saprei rendere altri conti sul mio storico memoriale. La mattina de’ dí ventitré di quel gennaio mentr’era ancora a letto, mi fu condotto il medesimo staffiere che aveva recato il foglio ingiurioso de’ dí diciotto. Mi presentò un viglietto sigillato dicendomi: — Il mio padrone m’ha incaricato di dar questa carta nelle sue proprie mani. — Aperto il viglietto lessi le parole e i sentimenti che seguono.

Signor conte, amico riveritissimo,

In tutto opposti a’ sentimenti espressi nel mio viglietto dell’altro giorno Ella riceva i sensi del presente; li quali niente dissimili da quelli della sincera estimazione e benevolenza che per molti anni ho nodriti verso di lei, le dichiaro ch’io non intesi d’offenderla e che dimenticando il passato io seguirò a professare verso di lei la stessa stima ed amicizia, con lusinga di ottenere tanto maggiore corrispondenza quanto piú l’è manifesta la mia dichiarazione.

Di casa a dí 23 gennaro 1776/77

suo divotissimo servo ed amico
Pietro Antonio Gratarol.


Letto il foglio, niente dissi al portatore se non che con un sentimento sincero, cordiale e cristiano: — Andate e riverite il vostro padrone.