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parte seconda - capitolo xli 121


torreggiare mascherato alla testa di tutti quelli che m’invidiano, mi malignano, mi perseguitano e m’odiano. Oggi tocca di ridere a voi: forse non anderá sempre cosí; forse le umane vicende cangieranno un dí il vostro indegno trionfo e la mia ingiusta oppressione.

Di casa alli 18 di gennaio 1776/77

Pietro Antonio Gratarol.

Ad una tale insistente eterna serie di petulanze, di contrattempi, di false mosse, di strattagemmi violenti, di frutti diabolici d’un livore acceso in un cervelletto effemminato e superbo, un altr’uomo di carattere differente dal mio, leggendo quel foglio animalesco, annoiato di soffrire piú a lungo la improntitudine del signor Pietro Antonio, avrebbe forse data una spinta al povero innocente staffiere portatore del viglietto, facendogli fare capitombolando da trenta scaglioni della scala di cui era sul limitare, ond’egli potesse recare al verme velenoso suo padrone quella risposta con celeritá.

Chi sa che il profondo intelletto del ragionatore e scrittore di fogli infami, elegante come può vedere ogni intelligente, non abbia avuta l’angelica intenzione, col suo novello strattagemma, di farmi cadere in una criminalitá, col sacrifizio della testa e forse del collo del suo servo meschino?

Un pensiero cristiano e cauto m’ha raffrenato e all’infelice portatore di quel gelsomino, che sembrava parato ad aspettare una risposta in iscritto, dissi soltanto con una flemmaccia sorridente: — Andate, andate: ho inteso.

Rientrato nella stanza dove aveva lasciati il patrizio Balbi e il Todeschini, porgendo al cavaliere l’ameno viglietto — In questo foglio — dissi — Vostra Eccellenza rileverá a qual genere di furente m’abbia esposto la replica di questa sera della commedia. — Vidi impallidire il cavaliere non meno del Todeschini sulla lettura del vigliacco turpissimo foglio.

Il cavaliere mi chiese: — Ma che pensa di fare con questo pazzo? — Dovrei — rispos’io seguendo a vestirmi — andar dal