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parte prima - capitolo ix 75

in gran parte falsi e in gran parte non eseguibili, perocché in ogni etá v’è una scienza dettata da un fantasma detto «moda», il quale si è sempre divertito sull’umana volubilitá, sull’umana aviditá, sull’umano capriccio.

I viventi dell’etá nostra si persuadono e s’allegrano facilmente, ad un semplice fantastico disegno dell’opulenza, del lucro e degli agi de’ nostri corpi, passando sopravia a tutto ciò che giova agli spiriti e a’ cuori per fermarli ne’ limiti della temperanza, della moderazione, della veritá e del dovere.

È una favoletta il dire che, senza il balsamo della educazione morale, l’opulenza e gli agi sono soltanto veduti da chi non li possiede in chi li possiede e guardati con occhio d’invidia, di rancore e coll’animo di pirata; e che chi gli ha in possesso non vede e non crede giammai di possederli, facendo un vergognoso abuso di quelli.

Non credo che l’abate Fortis, del di cui intelletto si deve avere molta stima, si sia degnato di ricordare, che per ridurre la Dalmazia e l’Albania veneta a tutto quel bene che potrebbero dare coll’industria, sarebbe necessario incominciare dallo spargere poco a poco con insistenza sul costume e sul pensare un’efficace buona morale, che apparecchiasse i cervelli, gli animi e i cuori alla ragione e all’obbedienza.

Con questo studio preliminare e indefesso, dopo il corso d’un secolo e mezzo, si potrebbe forse verificare la decima parte de’ lusinghieri progetti.

I miei riflessi sull’educazione, sul costume e sulla morale, saranno sempre minuzie ridicole allo sguardo de’ progettanti sorgenti di corporali dovizie, i quali, piuttosto di trovare ostacoli in una guasta morale alle loro mire, che per lo piú non oltrepassano i loro individui, s’ingegnano a provare che la cattiva morale è l’ottima. Le lor prove non sono che sofismi, ma sono comode, e per ciò persuadono facilmente; e gli ostacoli miei non sono che frivolezze indegne d’occupare la mente de’ grand’uomini: ond’io ripiglio le memorie della mia vita piú frivole e piú indifferenti.