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smarrimento che meritavano. È probabile che de’ salsicciai e de’ fruttivendoli sieno stati i loro giusti carnefici.

Al mio ripatriare dopo tre anni, non so per qual evento, vidi stampato il romanzo intitolato: Il Tarsamon del signor Marivò, prima traduzione dal francese, ch’io feci col solo aiuto della gramatica e del vocabolario, a fine di esercitarmi per giugnere a capire i libri di quell’idioma.

Scorsi quella traduzione colla lettura, la riconobbi, e conobbi e mi vergognai d’averla fatta malissimo.

Ho dato un’idea in astratto a chi ebbe la flemma di leggere, della mia educazione, de’ fonti da’ quali me l’ho proccurata volontario, delle mie occupazioni e inclinazioni sino all’etá de’ miei sedici anni.

Tutto spirerá un’immagine di frivolezza allo sguardo de’ profondi scientifici. Sono mansuetissimo a’ loro sorrisi sprezzanti, senza mirarli colla mia lente intellettuale, con cui cercherei indarno le produzioni della maggior parte di questi.

I giusti compatiranno le mie scuole, non dileggeranno il mio buon genio d’apprendere qualche cosa, ed io sarò umile alla indiscretezza de’ primi e riconoscente all’umanitá de’ secondi.