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CAPITOLO XVIII

Nuovi benefizi da me fatti a’ comici da me protetti e nuovi vantaggi

fatti da me alla Ricci. Tutto nonnulla.

La storia della mia amicizia e del mio comparatico con quella comica, da me narrata con accuratezza ingenua, non può riuscire che di tedio a’ lettori.

Siccome i miei lettori devono esser giudici di alcuni eventi cagionati alla mia dabbenaggine da quella attrice, i quali eventi furono considerati dall’universalitá non informata peripezie di conseguenza, non posso dispensarmi dall’informare minutamente i miei giudici, che devono pronunziare sentenza d’una causa che, dal canto mio, ho sempre considerata argomento da farsa ridicola.

Le mie narrazioni potranno per lo meno avvertire che l’intrinsecarsi con una compagnia di comici anche con disinteresse, anzi sostenendola in virga ferrea, come ho fatto io, non è infine che pericolo ed imprudenza, e che non è da sperare nemmeno la compensazione d’un granello di gratitudine.

Dicendo ciò, non intendo di cadere nella ingiustizia di accusare generalmente tutti i comici e le comiche de’ nostri teatri. Ho trovato in que’ tempi e ne’ tempi posteriori, pochi bensí, ma de’ comici e delle comiche educati, d’ottimi sentimenti, di buon cuore, caritatevoli, servdgievoli e gratissimi.

Alcuni potranno dire che, avendo scoperti nella compagnia del Sacchi tutti i fistoli sopra accennati, prudenza e precauzione volevano ch’io m’allontanassi da tutti i personaggi che la componevano, prevedendo che me ne dovesse avvenire de’ dispiaceri notabili.

I molti anni di pratica allegra ch’io aveva tenuta con quella societá, l’assuefazione radicata, la compiacenza di vedere un buon effetto dell’opere mie donate e rappresentate da quelle