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dell’opera sua, né iersera ne’ stanzini del teatro? — Ho degli affari, e la mia persona è superflua — rispos’io con serietá. Replicai le stesse parole con sostenutezza a tutte le loro interrogazioni. Partirono. La sera non fui ne’ stanzini, la mattina successiva non fui alla prova, né la sera ne’ stanzini. Il bisbiglio comico divenne tumulto. Alle richieste di me alla Ricci, ella protestava e giurava la veritá di non avermi veduto. Tumulto comico maggiore.

Io mi spassava pensando alla confusione di quelle genti ferite nel loro interesse, e attendeva dove andava a riuscire la faccenda.

L’altra mattina vidi comparire da me il comico Luigi Benedetti romano, nipote del Sacchi. Egli era affannato e molle da una pioggia dirotta che cadeva. Questi mi fece varie proteste sulla confusione del Sacchi e de’ compagni per la novitá della mia privazione e varie ricerche sulla causa, ch’egli si infingeva di non sapere, con viso afflitto.

Conosceva quell’uomo accorto e giudizioso. Tacqui i garbugli a me noti della debolezza del vecchio comico di lui zio, rispondendo le seguenti parole con una ilaritá sostenuta: — Il Sacchi non cura né la mia presenza né la mia assistenza. Io non sono né un poeta prezzolato né un uomo di stucco. Egli o non assiste alle prove o se assiste non fa che gridare, rimproverare e tanagliare senza proposito la Ricci in faccia a’ compagni e in faccia mia, né so il perché. La Ricci mi fu da lui raccomandata onde la facessi divenir utile alla sua compagnia. Ho aderito; ella è utile. La Ricci è mia comare, e le sono amico. Sarei io il primo a correggerla s’ella mancasse al suo dovere. Non pretendo d’ergermi in protettore di comiche, non voglio contendere col Sacchi né oppormi alle di lui massime; ma non voglio nemmeno soffrire de’ sgarbi. La prudenza mi suggerisce per miglior partito l’allontanarmi e dalla Ricci e da tutta la truppa comica. Dichiaro però ch’io non sarò mai nimico di nessuno e ch’io m’allontano soltanto per fuggire dalle inconvenienze e dalle increanze che non mi si devono, per godere della mia quiete e perché un divertimento che mi prendo e