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parte prima - capitolo xxviii 169


Dissi a questa minore sorella che non avendo appresso di me la madre, che essendo mio fratello Francesco per lo piú occupato nell’attendere agl’interessi delle campagne nel Friuli, il fratello Almorò assai ragazzo e obbligato alle sue scuole, io affaccendato tutti i giorni, parte ne’ studi degli avvocati, parte a’ tribunali per sollecitare i molti interessi della famiglia, non era decente ch’ella rimanesse sotto la custodia d’una rozza e stolida fantesca. La pregai a farmi il piacere d’entrare in serbo in un monastero, dove la averessimo mantenuta sino a tanto ch’io avessi fatto cambiare aspetto alle circostanze d’allora, e che la averessimo poscia con maggior decoro accolta, dando tutto il pensiero al di lei stato.

Io non ho sorelle balorde né cattive. Ella convenne agevolmente e tranquillamente colla mia ragionevole richiesta, e fu da noi posta nel monastero di Santa Maria degli Angeli di Pordenone, come fanciulla in diposito.

Chi è soggetto, come era io, alle mire delle lingue iraconde, che cercavano di screditarmi co’ titoli d’ingiusto, d’inumano, di tiranno, le quali m’avevano persino ammogliato senza matrimonio e potevano anche dipingermi un pessimo custode della sorella con delle invenzioni assai peggiori, doveva avere la precauzione ch’io ebbi, quantunque le precauzioni dell’uomo piú cauto della terra non abbiano tutte il buon effetto che dovrebbero avere. Parlo con quella esperienza che coll’andare degli anni ha fornito le mie osservazioni sull’indole de’ cattivi uomini e delle peggiori femmine, co’ quali e colle quali la buona fede, di cui né seppi né saprò mai spogliarmi, non è che un veleno.

Mi doleva estremamente di veder resistere nella famiglia del fratello Gasparo un’amarezza, per le cose avvenute, inestinguibile. A’ modi ch’io teneva, alle visite ch’io faceva, si proccurava di nascondere agli occhi miei il pernizioso rancore che bolliva ne’ seni, ma egli non poté trattenersi di fare uno sfogo pubblicamente con un tentativo mostruoso, ch’io non crederei se non l’avessi veduto.

Andava con frequenza nel carnovale, unito agli altri miei due fratelli, a vedere le comiche rappresentazioni che si facevano