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caratteri e di numeri di negromanzia del libraccio da noi senza alcun esame firmato, com’è detto di sopra.

Sembrava che de’ cacciatori auzzassero cento cani ad un tratto per dar la fuga ad una fera, e una cert’aria di contentezza e di trionfo che appariva ne’ miei famigliari parenti diceva chiaro da qual fonte e con qual speranza venivano sulle mie spalle tutti quegli assedi ed assalti ad un punto.

Un tale apparato, che aveva l’aspetto d’una truppa di mostri spaventevoli, doveva atterrire e fugare qualunque soldato veterano, non che un giovine che aveva allora verso ventidue anni, e che non aveva alcuna idea degl’ordini e delle battaglie forensi.

Le mie democraziane risa vennero in mio soccorso. Mi strinsi a mio fratello Almorò e con lettere al fratello Francesco. Tutti due conobbero facilmente ciò che si voleva da noi e il cruento sacrifizio a cui si tentava di costringerci.

Consigliai col benefico direttore conte Francesco Santonini sulla pioggia de’ folgori che m’assalivano, e la mia direzione è uscita dal suo parere e dalla sua penna.

Avvisai il fratello Francesco di non lasciarsi levare il possesso de’ beni del Friuli, ordinandogli che mi spedisse la copia di qualunque atto del fòro gli venisse intimato.

M’opposi al troppo vasto pagamento, esteso anche sulle campagne, quanto alla dote della madre, non negandolo ne’ limiti delle leggi e della giustizia.

Condiscesi a degli accordi co’ mercanti e co’ due cognati, con obbligo di pagare, un tanto all’anno, i loro crediti, misurando le somme annuali colle forze del patrimonio, reso uno scheletro, e convennero discretamente.

Ho esibito co’ modi piú dolci in una scrittura di risposta alle sorelle, di tenerle amorosamente appresso di noi, provvedendole de’ loro bisogni e pensando al loro stato, ma negando una dotazione che non poteva esser pretesa sforzatamente in costituzione ne’ fideicommissi de’ Veneziani d’origine e di famiglia.

Negai l’inaspettata e mostruosa pretesa di crediti della cognata, per quanto sarebbe da’ giudici considerato. E perché ella sosteneva d’essere creditrice da noi per essere debitrice a