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Narrai con tanta felicitá e tanta ingenuitá la serie delle disgrazie volute dalla miserabile condotta della famiglia; ciò che era avvenuto, ciò ch’era per avvenire; ciò ch’io desiderava, ciò che non si voleva; le mie intenzioni onorate, le insidie che mi si opponevano; i meriti e l’innocenza dell’amico; che vidi maravigliata e penetrata la dama.

In quel punto medesimo giunse opportunamente nella stanza il conte Francesco Santonini, celebre avvocato, stanco e sonnolente. Io gli feci i miei complimenti, ed egli retribuí.

La dama gli disse: — Conte, avevate ragione di dubitare intorno agli affari della famiglia Gozzi. Trovo in questo signore degli opposti che mi stordiscono.

Il conte sonneferoso rispose siedendo: — Non le diss’io che conveniva udire tutte le campane, per sapere quale di quelle avesse miglior suono? Discorsi di femmine accese il cervello... — Dopo queste parole s’addormentò.

Pregai la dama a proteggere la famiglia ed a favorire le viste innocenti ch’io aveva.

La supplicai a non usare delle punture verso agli altri, accertandola che la famiglia, piú che di fuoco, aveva necessitá di ghiaccio.

Quanto a me, fui per moltissimi anni fedele ed onorato servitore di quell’ottima dama, e sino al punto fatale di dover piangere la di lei morte. Quanto a’ parenti, poco a poco le visite si raffreddarono, indi furono tronche senza mia colpa, e i sonetti panegirici si cambiarono in satirette.