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parte prima - capitolo xviii 123

alla famiglia. Mi sorprese un rimprovero tanto strano. Ecco giunti a proposito i piccioli conteggi economici che si leggono nel capitolo decimoquarto di queste Memorie.

Sarei entrato forse in una collera cieca e contraria al mio temperamento, se fossi stato rimproverato di tutti que’ peccati con veritá. Il solo tocco inconveniente sopra l’amico signor Massimo m’invogliava a incollerire, ma mi costrinsi. A tante ingiustizie uscite dalla bocca d’una madre che rispettava ed amava, vidi ben tosto ch’ella era stata mal imbevuta e crudelmente suscitata contro di me. Consigliato dalla mia innocenza e dal mio dovere, rimasi fermo e muto come un simulacro.

La madre prese con impeto d’affetto, che parve materno, per un braccio il ragazzo mio fratello Almorò, e guardando me con disprezzo, che parve compassionevole, disse a quello: — Andiamo, andiamo, mio caro figlio, abbandoniamo ne’ suoi errori quel matto. — Mi volse le spalle conducendo il fratello, come chi cerca di salvare una creatura da un orrendo pericolo.

Il lettore mi scuserá ch’io abbia scritto minutamente di troppo il stucchevole racconto di quest’evento. Egli mi rimase cosí fitto nella memoria ed aprí un abisso di tante vessazioni alla mia filosofica costanza, che mi fu impossibile il laconismo.

L’apparato ch’io scorsi mentalmente contro di me dopo questa tragicommedia mi fece vedere che mal mio grado averei dovuto ritornare cadetto a cavallo per mio minor male.

Dubbioso in questo pensiero, uscendo dal mio stanzino discesi le scale, e giunto nella sala trovai (tratto mio padre) tutta la famiglia in tumulto, commiserata dalle adulazioni de’ soliti amici suoi con me sdegnosi.

S’era giá sparso ch’io aveva trattato tutti da ladri, che aveva risposto alla mia madre con scandalosa ed empia temeritá, e che si vedeva in me una volontá dichiarata d’ergermi in tiranno della famiglia.

Sopraffatto da questa disseminazione, mi vidi guardare da tutti con dell’orrore, e le mie stesse tre sorelle, le quali mi avevano stimolato a impedire un disordine, erano ingrognate e dispettose verso di me. Averei potuto rimproverar loro, in