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96 memorie inutili


Sciolto il teatro, passammo al convito ed al festino; ed io v’andai vestito da «Luce», com’era stato nella farsa, per mancanza di tempo e per fare un’appendice comica.

La Tonina era delle convitate. Non sapeva ch’io fossi della partita, e stava sedendo in un canto della sala, mesta e ingrognata. Quando mi vide comparire, parve che vedesse l’orco e volle fuggire.

La presi per una mano e le protestai che sarei partito io piuttosto che restasse priva la compagnia del piú bel capitale. Le giurai ch’era molto bella e ch’era un peccato ch’ella fosse cattiva. La pregai dolcemente a riflettere sul caso accidentale avvenuto, sulla pubblica intera ampia sentenza data sul suo costume e a difendersi dalle lusinghiere private adulazioni che l’accecavano. Le dissi che Dio aveva posto in lei nel mondo un angelo e non un dimonio. Innestai tante lodi a tante insolenze con tanta franchezza, che non potè far a meno di ridere. Risero tutti, sino i di lei amanti. Ella volle danzare con me, e accettai l’invito. Ciò pareva un segno di pace, e non era che un tradimento. Danzò meco con tutti que’ vezzi, que’ lazzi, quelle civetterie e que’ stringimenti di mano che le suggeriva la sua perversa natura vendicativa e seduttrice.

I vezzi donneschi, che hanno lo scopo d’una vendetta, sono i piú ciechi e piú comodi per gli accorti viziosi, perché la femmina impuntigliata a volere una vittoria discende alle maggiori debolezze senza avvedersi. Io non era vizioso, e guai a me se mi fossi lasciato invescare da’ sforzi artificiosi di quella vipera offesa.

Il festino ripigliato dopo la cena (a cui la mia nimica mi volle appresso) terminò verso al vegnente giorno, ed io fui chiamato dalla Tonina per tutta la notte coll’affettuoso dolce nome, alla dalmatina, «di diavolo maledetto». Promisi a’ suoi stimoli di farle visita, ma fui mancatore.

Ho data un’idea all’ingrosso con tutte quelle veritá che mi sono ricordato, del mio pensare, del mio operare, della mia direzione e del mio carattere sino all’eta mia di diciannove in vent’anni. Ci saranno delle altre veritá di que’ tempi, ch’io non