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prefazione. lvii

contenente, come si direbbe, il programma della sua riforma teatrale. È intitolata: Il Teatro Comico all’osteria del Pellegrino tra le mani degli Accademici Granelleschi. «Ecco giungere, scrive Carlo Gozzi,1 un mostro che dalle forme fu tenuto per una addottrinata maschera, ma dai Granelleschi si tenne per quello ch’egli era veramente ed eccovi la pittura. Il corpo era d’uomo. La statura bassa e grossa e goffa oltremodo. Le vestimenta erano cangianti e tenea al galone la spada. Nuova e strana cosa era il capo, poichè aveva quattro facce con quattro bocche, quattro nasi e otto occhi, uno di vista corta, tre cispi, quattro rovesciati e per tutte le quattro bocche ragionava. I discorsi venieno da un cervello solo e picciolino, come che la zucca fosse assai grande a tale che si sarebbe potuta chiamare zuccone, e quanto agli orecchi erano due soli lunghissimi e pungiglianti. Non vi direi in tre anni i discorsi che faceva al popolo, che se gli affollava dintorno, con quelle sue quattro bocche. Con una contraffacea Pantalone, il Dottore, il Brighella, e il Truffaldino con poca grazia e molta disonestà. Il popolo facea un gran picchiar di mani nel principio a tale novità, ma perchè per costume i popoli si cambiano, a poco a poco cominciava la noia e il sbavigliare ed era abbandonato. Colui s’accorgeva della sventura e spalancava un’altra bocca, fingendo il Lelio, la

  1. Biblioteca Marciana di Venezia. Codice CXXVI, Classe X.