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prefazione. xlvii

Tutto il paese a romore mettevano,
Sicchè la cosa non è da motteggio.
Nelle case i fratelli contendevano.
Le mogli co’ mariti facean peggio,
In ogni loco acerba è la tenzone,
Tutto è scompìglio, tutto è dissensione.

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Fu il momento più decisivo per la vita privata e letteraria del Gozzi. Fin’allora non avea fatto altro che poesie per nozze, per monache, per ingressi di magistrati,2 poesie per le cosidette Raccolte, la gran miseria dei letterati del secolo XVIII, (ogni tempo ha le sue) ed il suo nome apparisce anche nelle famose di Milano per la morte del gatto del Balestrieri, e per quella di Pippo, cane vicentino;3 satire forse, che sono, delle Raccolte;

  1. Carlo Gozzi. Opere. Ediz. 1772. Tom. VIII. La Tartana degl’Infussi per l’anno bisestile 1756, pag. 27. Un anonimo nel Codice Cicogna cit., esce in proposito in questi versi, forse più satirici che veri, e che furono riportati anche da Achille Neri ne’ suoi Aneddoti Goldoniani;

    Le Donne per el più dal Chiari le tegniva:
    Co le lo difendeva, guaì chi le contradiva!
    Proprio le xe portae a star coi colarini,
    Grami quei che glie tocca i so cari abbatini!
    Bisogna compatirle, se le ha sto pregiudizio,
    I ghe commoda molto, i è sempre al so servizio:
    I altri galantonieni gha tutti el so da far;
    Ma quei, co i ha ditto Messa, no i gha altro da pensar.

  2. «Non credo si chiudesse verginella
    In monistero per servire a Dio,
    Nè che andasse a marito mai donzella,
    Senza un gran pezzo del cervello mio.»

    Citati dal Tommasèo, Storia Civile nella Letteraria, p. 236.

  3. Vedi: N. 6 e 8 della Bibliografia in fine del Vol. II.