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prefazione. | xliii |
in versi martelliani piene di lode, ed egli ha risposto a tutte, lodandosi quel poco di resto che mancava. Tutto il mondo è versi martelliani.1» Fra gli scrittori delle Epistole, uno de’ più inviperiti nelle sue allusioni al Goldoni è l’Abate Giambattista Vicini, Arcade della più bell’acqua, che inneggia al Chiari, dicendo:
Tu vai dei Greci sommi, tu dei Latini al paro, |
E via di questo gusto, chiamando per di più in un sonetto di chiusa gufi e corvi gli emuli del Chiari; senza che questo gli impedisse poi, tre anni dopo, di far la corte al Goldoni, il quale, sempre buono, avea scordate le offese.2 L’Abate
- ↑ Gaspare Gozzi. Opere. Ediz. cit. Tom. XVI, p. 260-61.
- ↑ Vedi nella mia Raccolta di Lettere del Goldoni (Bologna, Zanichelli, 1880) le lettere 9 Dicembre, 24 Dicembre 1757, e 29 Aprile 58 del Goldoni al Vicini. Gli egregi Editori delle Lettere Goldoniane all’Arconati dichiarano d’aver interrogato intorno alle Epistole Modenesi il chiar.mo Cav. Antonio Cappelli, il quale crede che il Goldoni nelle lettere all’Arconati alluda ad un opuscolo del Vicini: La Commedia dell’Arte e la Maschera, Due Epistole in versi Martelliani, citato dal Tiraboschi nella Biblioteca Modenese. Forse questo è un estratto delle Epistole Poetiche che io ho sott’occhi, e nelle quali sono appunto due le Epistole del Vicini. Ma non mi pare si possa dubitare che il Goldoni alluda invece al libretto citato da me. Nei versi del Vicini non v’ha poi, nè