L’aspetto tuo gentile ebbero alfine
Forza di penetrare in questo seno,
D’ammollir questo cor. Vivi e ti vanta.
Turandotte è tua sposa.
Adel. (da sè con dolore) Oh estrema doglia!
Cal. (gettando in terra il pugnale) Tu mia! lasciami
in vita, estrema gioia.
Alt. (discend. dal trono) Figlia... mia cara figlia,
io ti perdono
Tutto il duol, che mi desti. In questo punto
Compensi al padre tuo tutte l’offese.
Pant. Nozze, nozze. Siori Dottori, le daga logo.
Tart. Si ritirino nella parte diretana del Divano.
(i Dottori si ritirano indietro)
Adel. (furente si fa innanzi) Sì, vivi pur, crudele,
e lieto vivi
Colla nimica mia. Tu, Principessa,
Sappi, ch’io t’odio, e che gli arcani miei
Furono sol per divenir consorte
Di costui, ch’adorai, cinqu’anni or sono,
Sin nella Corte mia. Tentai stanotte,
Fingendo favorir le tue premure.
Di fuggir seco, e ti dipinsi iniqua;
Tutto fu vano. Dalle labbra sue
Uscir per accidente que’ due nomi.
Palesandoli a te sperai per questo,
Che tu ’l scacciassi, e di poter ancora
Meco a fuggir sedurlo, e farlo mio.
Troppo t’ama costui per mio tormento
Tutto fu vano, ogni speranza è persa.