Alt. Che vedo!
Cal. (sorpreso) Tu impedisci, Turandotte,
Quella morte, che brami! Tu capace
Sei d’un atto pietoso! Ah, tu vuoi, barbara,
Ch’io viva senza te, che in mille angosce.
Ed in mille tormenti io resti in vita.
Di tanto almen non esser cruda; lascia,
Ch’esca da tal miseria, e, se capace
Sei di qualche pietà, so, che in Pechino
E Timur, padre mio, privo di regno.
Perseguitato, lacero, mendico.
Invan cercai di sollevar quel misero.
Abbi di lui compassione, e lascia,
Ch’io m’involi dal mondo, (vuol uccidersi;
Turandot lo trattiene)
Tur. No, Calaf.
Viver devi per me. Tu vinta m’hai.
Sappi... Zelima, a’ prigionier te’n corri,
Consola il vecchio afflitto, ed il fedele
Ministro suo; la madre tua consola.
Zel. E come volontier! (entra)
Adel. (con entusiasmo da sè) Tempo è di morte;
Più speranza non c'è.
Tur. Sappi, ch’io vinsi
Per un trasporto sol. Tu palesasti
Ad Adelma, mia schiava, in non so quale
Trasporto tuo stanotte, i due proposti
Nomi, e gli seppi. Il mondo tutto sappia,
Ch’io capace non son d’un’ingiustizia,
E sappi ancor, che le tue vaghe forme,