Cal. Signor, scusate.
Grazie vi rendo. Io combattuto sono
Da sospetti crudeli, e combattuto
Sono d’esser cagion, ch’ella patisca
Violenza e rossor. Vorrei piuttosto...
Ah, ch’io nol posso dir. Se non è mia,
Come viver potrei! Col tempo io voglio
Co’ più teneri affetti far, che scordi
Certo l’abborrimenlo. Questo core
Tutto fia della sposa. Io vorrò sempre
Ciò, ch’ella bramerà. Grazie, e favori
Chi cercherà da me, non andrà in traccia
Di adulator, di parasiti iniquì.
Dell’altrui donna, che mi possa; e solo
Dalla consorte mia richieste attendo
Per favorire altrui. Fedel, costante
Sempre sarò nell’amor suo. Giammai
Sospetti le darò. Forse non molto
Andrà, che adorerammi, e pentimento
Dell’avversion, che m’ebbe, in breve io spero.
Alt. Olà, ministri miei, più non si tardi.
Questo Divan sia Tempio, ond’ella entrando
Scopra, ch’io so voler quanto le dissi.
Si permetta l’ingresso al popol tutto.
Tempo è, che paghi quest’ingrata figlia
Con qualche dispiacer le tante angosce.
Che suo padre ha sofferte. Ognun s’allegri.
Le nozze seguiran. L'Ara sia pronta.
(Apresi la cortina nel fondo, e scopresi
l'Altare co’ Sacerdoti Chinesi)