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312 | Turandot |
Palesar il mio nome, e quel del padre,
Che la mia ostinazion costar dovrebbe
A caro prezzo. Or ben, già spunta il sole, (si rischiara)
Tempo è, che ’l sangue mio satolli alfine
La serpe, che n'è ingorda. Usciam d’angoscia.
SCENA DECIMA.
Brighella, guardie e Calaf.
Brig. Altezza, questa xe l’ora del gran cimento.
Cal. (agitato) Ministro, sei tu quello?... Via, s’adempiano
Gli ordini, c’hai. Crudel, finisci pure
Di troncar i miei giorni; io non li curo.
Brig. (attonito) Che ordeni! Mi no go altro ordene,
che de farla incamminar verso el Divan,
perchè l'Imperator s’ha za pettenà la barba
per far l’istesso.
Cal. (con entusiasmo) Vadasi nel Divan. Già nel Divano
So che non giugnerò. Vedi, se intrepido
Io so andar a morir. (getta la spada) Non
vo’ difesa.
Sappia almen la crudel, che ignudo esposi
Volontario il mio seno alle sue brame. (entra furioso)
Brig. (sbalordito) Cossa diavolo diselo! Gran