La scellerata Turandotte iniqua,
Di trucidarti alla nuov’alba ha dati
Gli opportuni comandi. Sono queste
Delle viscere tue le amanti imprese.
Cal. (sorpreso, levandosi furiosamente) Di trucidarmi!
Adel. (levandosi con sommo vigore) Trucidarti, sì.
All’uscir tuo diman da queste stanze,
Venti, e più ferri acuti in quella vita
S’immergeranno, e tu cadrai svenato.
Cal. (smanioso) Avvertirò le guardie. (in atto di partire)
Adel. (trattenendolo) No: che fai?
Se tu speri, Signor, di dar avviso
Alle guardie, e salvarti... Oh te meschino!
Non sai, dove tu sia... quanto s’estenda
Della cruda il poter... dove sien giunti
I maneggi, le trame, i tradimenti.
Cal. (in disperato cieco trasporto) Oh misero Calaf...
Timur... mio padre...
Ecco il soccorso, ch’io ti reco alfine.
(resta fuori di sè addolorato colle mani alla fronte)
Adel. (sorpresa a parte) Calaf, figlio a Timur! Oh fortunata
Menzogna mia! Tu a doppio favorisci
Forse quest’infelice. Amor, m’assisti,
Colorisci i miei detti, e, s’ei non cede,
Ho quanto basta ad annullar la brama
D’esser di Turandot.
Cal. (segue disperato) Or che ti resta,