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atto quarto 307

     La scellerata Turandotte iniqua,
     Di trucidarti alla nuov’alba ha dati
     Gli opportuni comandi. Sono queste
     Delle viscere tue le amanti imprese.
Cal. (sorpreso, levandosi furiosamente) Di trucidarmi!
Adel. (levandosi con sommo vigore) Trucidarti, sì.
     All’uscir tuo diman da queste stanze,
     Venti, e più ferri acuti in quella vita
     S’immergeranno, e tu cadrai svenato.
Cal. (smanioso) Avvertirò le guardie. (in atto di partire)
Adel. (trattenendolo) No: che fai?
     Se tu speri, Signor, di dar avviso
     Alle guardie, e salvarti... Oh te meschino!
     Non sai, dove tu sia... quanto s’estenda
     Della cruda il poter... dove sien giunti
     I maneggi, le trame, i tradimenti.
Cal. (in disperato cieco trasporto) Oh misero Calaf...
     Timur... mio padre...
     Ecco il soccorso, ch’io ti reco alfine.
     (resta fuori di sè addolorato colle mani alla fronte)
Adel. (sorpresa a parte) Calaf, figlio a Timur! Oh fortunata
     Menzogna mia! Tu a doppio favorisci
     Forse quest’infelice. Amor, m’assisti,
     Colorisci i miei detti, e, s’ei non cede,
     Ho quanto basta ad annullar la brama
     D’esser di Turandot.
Cal. (segue disperato) Or che ti resta,