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atto quarto 303

Cal. Donna, a che in queste stanze? Invan, t’avverto,
     Tradirmi tenti.
Adel. (con dolcezza) Io per tradirti! ingrato!
     Deh mi narra, stranier: Fu quì Schirina
     A tentarti d’un foglio?
Cal. Fu a tentarmi.
Adel. (precipitosa) Non l’appagasti già?
Cal. Non l’appagai;
     Che sì stolto non fui.
Adel. Ringrazia il Cielo.
     Fu quì una schiava con raggiri industri
     Per saper, chi tu sia?
Cal. Si, fu; ma andossi
     Senza saperlo, come tu anderai.
Adel. Mal sospetti. Signor, mal mi conosci.
     Siedi, m’ascolta, e poi di traditrice,
     Se lo puoi, mi condanna. (siede sul sofà)
Cal. (sedendole appresso) Or ben, mi narra;
     Dimmi, che vuoi da me?
Adel. Prima, che guardi
     Voglio queste mie spoglie, e che palesi,
     Chi ti credi, ch’io sia.
Cal. (esaminandola) Donna, s’io guardo
     A’ gesti, al portamento, all’aere altero,
     Maestà tutto ispira. Alle tue spoglie
     Schiava umil mi rassembri, e già ti vidi
     Nel Divan, s’io non erro, e ti compiango.
Adel. Ben ti compiansi anch’io, cinqu’anni or sono,
     Vedendoti servire in basso stato,