Quanto t’ama tuo padre. Questo capo
Scommetto, o figlia, che non sai que’ nomi.
Io gli so: scritti sono in questo foglio,
E te li voglio dir. Vo’, che s’aduni
Il Divan, fatto il giorno, che apparisca
In pubblico l’ignoto, e ch’egli soffra
Che tu lo vinca; che vergogna egli abbia;
Che provi angoscia, pianga, si disperi,
Sia per morirsi per aver perduta
Te, che sei la sua vita. Sol ti chiedo,
Dopo ’l tormento suo, che tu gli porga
Quella destra in consorte. Giura, figlia,
Che ciò farai. Siamo quì soli. Io tosto
Ti paleso i due nomi. Tra noi due
Rimarrà questo arcano. Gloriosa
Appaghi il tuo puntiglio. Amore acquìsti
De’ sudditi sdegnati. Hai per consorte
L’uom più degno, che viva, e dopo tante
Passion date al padre, nella sua
Vecchiezza estrema il padre tuo consoli.
Tur. (turbata e titubante a parte)
Ah quant’arte usa il padre!... che far deggio?
Dovrò affidarmi a Adelma, e sol sperando
Attender il cimento? O deggio al padre
Chieder i nomi, e all’abborrito nodo
Giurar d’esser consorte?... Turandotte,
T’assoggetta alla fin... minor vergogna
È accomandarsi al padre... Ma l’amica
Troppo franca promise... E se rileva?...
Ed io vilmente al padre il giuramento?...