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atto secondo 261

     Deh non manchi da me, ch’ella sia sazia,
     Quello spirto si sfoghi. S’ella ha acume,
     Quanto ho proposto nel Divan dispieghi.
Tur. (a parte) Io m’affogo di sdegno. Ei mi dileggia.
Alt. Imprudente, che chiedi! Tu non sai.
     Quanto ingegno è in costei... Ben: vi concedo
     Questo cimento nuovo. Sciolta sia
     D’esser tua sposa, s’ella i nomi espone.
     Ma non concedo già nuove tragedie.
     Salvo te n’anderai, s’ella indovina.
     Più non pianga Altoum le altrui miserie.
     (basso a Calaf) Seguimi... incauto, che facesti mai!
(Ripigliasi un suono di marcia. Altoum con le guardie, i Dottori, Pantalone e Tartaglia con gravità entrerà per il portone, dal quale è uscito. Turandotte, Adelma, Zelima, Truffaldino, Eunuchi e schiave con tamburelli entreranno per l’altro portone.)