Acutezza e talento. Io cadrei morta,
Se nel Divan con pubblica vergogna
Fossi vinta d’acume. Ite, scioglietemi
Dal proporvi gli enigmi; ancora è tempo;
O piangerete invan la morte vostra.
Cal. Sì bella voce, e sì bella presenza,
Sì raro spirto, e insuperabil mente
In una donna! Ah qual’error è mai
Nell’uom, che mette la sua vita a rischio
Per possederla? E di sì raro acume
Turandotte si vanta? E non iscopre.
Che quanto i merti suoi sono maggiori,
Che quant’avversa è più d’esser d’uom moglie,
Arder l’uomo più deve? Mille vite,
Turandotte crudele, in questa salma
Fossero pur. Io core avrei d’esporle
Mille volte a un patibolo per voi.
Zel. (bassa a Turandot) Ah facili gli enigmi per pietade.
Egli è degno di voi.
Adel. (a parte) Quanta dolcezza!
Oh potess’esser mio! Perchè non seppi,
Ch’era Prence costui, prima che schiava
Mi volesse fortuna, e in basso stato!
Oh quanto amor m’accende or che m'è noto,
Ch’egli è d’alto lignaggio! Ah che non manca
Mai coraggio ad amor. (basso a Turandot) La gloria vostra
Vi stia a cor, Turandot.
Tur. (perplessa da se) E questo solo