La pietade, ch’io sento. D’un tal padre,
Qual siete voi, da educazion non ebbe
D’esser tiranna esempio vostra figlia.
Non ricerchiam di più. Colpa è in voi solo,
Se colpa dir si può, tenero affetto
Verso un’unica figlia, e d’aver data
Al mondo una bellezza sì possente,
Che trae l’uom di se stesso. Io vi ringrazio
De’ generosi sentimenti vostri.
Mal vi sarei compagno. O ’l Ciel felice
Mi vuol, di Turandot a me diletta
Donandomi ’l possesso, o vuol, che questa
Misera vita, insofferibil peso
Senza di Turandot, abbia il suo fine.
Morte pretendo, o Turandotte in sposa.
Pant. Ma, cara Altezza, cara vita mia, averè za
visto sora la porta della Città tutte quelle
crepe de morto impirae, no vo digo de più.
No so che gusto, che abbiè a vegnirve a far
scannar, come un cavron, con sicurezza, per
farne pianzer, come desperai tutti quanti. Sappiè,
che la Principessa ve farà un impianto de
tre indovinelle, che no le spiegheria el strolego
Cingarello. Nu, che semo da tanto tempo deputai
con sti Eccellentissimi Dottori del Divan
a dar sentenza de chi spiega ben, e de chi
spiega mal, per far eseguir la legge, pratici,
consumai sui libri, stentemo all’improvviso a
arrivar all’acutezza dei enigmi de sta Principessa
crudcl, perchè no i xe minga: panza