Paghi sotto una scure, ed insepolte
Sien queste membra pascolo alle fere,
A’ cani, alle cornacchie. Ho già in Pechino
Chi mi conosce, e l’esser mio può dirvi.
(con inchino) Grazia è per or, che ’l nome mio stia occulto.
Alla vostra clemenza in grazia il chiedo.
Alt. Abbi tal grazia in dono. Io non potrei
A quella voce, alle tue belle forme
Nulla negar. Così disposto fossi
Grazia tu a fare ad un Imperatore,
Che dall’alto suo seggio a te la chiede.
Desisti, deh desisti dal cimento,
A cui t’esponi. Tanta simpatia
Di te mi prende, che del mio potere
A te tutto esibisco. Sii compagno
Di me nel Regno, ed al serrar quest’occhi
Ogni possibil mia beneficenza
Da quest’animo attendi. Non volere,
Ch’io sia tiranno a forza. Io son l’obbrobrio,
Per l’incautela mia, di tutti i sudditi.
Anima audace, se pietà può nulla
Sopra di te, non obbligarmi a piangere
Sul cadavere tuo. Non far, che accresca
L’odio a mia figlia, l’odio a me medesmo
D’aver prodotta una perversa figlia,
Orgogliosa, crudel, vana, ostinata,
Cagion d’ogni mia angoscia, e della morte. (piange)
Cal. Sire, datevi pace. Al Cielo è nota