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xxviii | prefazione. |
fu mai) ritornò agli studi e al far versi, l’infermità gentilizia dei Gozzi.
Nel 1747 s’era formata in Venezia un’Accademia detta de’ Granelleschi, «brigatella di omaccini dabbene (così Gaspare Gozzi) che si danno questo titolo per umiltà.1» Che cosa significasse questo titolo, non occorre dire. Paolo De Musset, scrittore Francese, innamoratissimo di Carlo Gozzi, lo spiega per «amatori d’asinaggini;» Alfonso Royer, traduttore francese delle Fiabe, lo dà per Accademia degli «Inetti;» ma sono entrambi spiegazioni inesatte.2 Delineando «una quasi geografia poetica, una etnografia stilistica dell’Italia nel secolo passato» il Carducci nota che il Veneto era diviso «tra il francesismo cattedratico di Padova e sociale di Venezia e il toscanesimo cinquecentistico ed erudito.3» Di quest’ultimo erano accesissimi sostenitori i Granelleschi «gran difensori (scrive Carlo Gozzi nelle Annotazioni preparate per una ristampa del sua Poema: la Marfisa Biz-
- ↑ Gaspare Gozzi, Opere. (Edizione della Minerva in Padova, Vol. VII.) Principio dell’adunanza dei Granelleschi, pag. 133. Vedi pure nel Volume XIV della Nuova Raccolta di Operette Italiane (Trevigi, Giulio Trento, 1790) una molto prolissa e pedantesca cicalata di Daniele Farsetti, intitolata: Memorie dell’Accademia Granellesca.
- ↑ Paul De Musset — Charles Gozzi, Revue des Deux Mondes, Tom. IV, 1844. — Alfonse Royer — Carlo Gozzi Théatre Fiabesque, traduit pour la première fois. — Paris — M. Levy, 1805. Introduction.
- ↑ Carducci, La Lirica Classica nella seconda metà del Secolo XVIII.