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atto primo 221

     Dopo il conflitto, in Astracan col Padre
     Corsi alla Reggia, e delle miglior gemme
     Fatto fardello, con Timur, e Elmaze,
     Miei genitor, di panni villerecci
     Travestiti, fuggimmo prontamente.
     Per i deserti, e per l’alpestri roccie
     N’andavamo celati. Oh Dio! Barach,
     Quante miserie, e quanti patimenti!
     Sotto ’l monte Caucaseo i malandrini
     Ci spogliaron di tutto; e i nostri pianti
     Sol dono della vita hanno ottenuto.
     Con la fame, la sete, ogni disagio
     Era compagno nostro. Il vecchio padre
     Or sugli omeri miei per alcun tempo,
     Or la tenera Madre via portando,
     Seguivamo il viaggio. Cento volte
     Trattenni il genitor, che disperalo
     Uccidersi volea. Ben altrettante
     Cercai la madre ritornar in vita,
     Per languidezza, e per dolor svenuta.
     Alla Città d’Jaich giugnemmo un giorno.
     Quivi, piangendo, io stesso, in sulle porte
     Delle Moschee, chiedea pien di vergogna.
     Nelle botteghe, e per le vie cercando
     Tozzi di pane, e picciole monete,
     Miseramente i genitor sostenni.
     Odi sventura. Il barbaro Sultano
     Di Carizmo crudel, non ancor pago
     Della fama, che morti ci faceva,
     Non ritrovando i nostri corpi estinti,