Più sposa di me degna. Angela mia,
Illibata fanciulla, io v’amo tanto,
Sì di voi sono pago, e persuaso,
Che non soffro tener più a me dappresso
Sì forte tentazion di sospettare
Dell’amor vostro, e della vostra fede
In avvenire, ed alla virtù vostra,
Al vostro amor sacrifico per sempre
La credenza, ed il core; (sguaina la scimitarra) e chiaro segno
Sia lo spezzar quest’infernale ordigno,
Per non cercar in voi macchia, o viltade. (spezza lo stucco)
Impari ognun da me, come si tronchi
Sospetto e gelosia, cagion d’offesa
Alle mogli fedeli, e cagion forse
Del mal, che non sarebbe, o torto alfine.
Giubili la città, (a Tart.) Fido ministro,
Or sarete contento. Via, scuotetevi
Dalla malinconia per vostra figlia.
Andiamo a divertirci. Oggi ordinate
Una festevol caccia. Angela, al Tempio.
Ang. Io vi seguo, mio Re, grata e confusa. (entrano)
Pant. Da galantomo che el me par un sogno. Vado a dar parte con quattro righe a mio fradello Boldo a Venezia delle mie esaltazion. Si ben che sta novità anderà su madama la gazzetta
1, nonostante vogìo scriver una ma-
- ↑ Alludesi alla gazzetta, che scriveva in quel tempo il Sig. Abb. Chiari, appellandola madama la gazzetta.