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atto primo. | 161 |
SCENA TREDICESIMA.
Tartaglia, Pantalone e detti.
Pant. (con trasporto) Mia fia, Maestae?
Der. Sì, vostra figlia, fortunato padre,
E fortunato più d’aver prodotta
Sì beli’ anima al mondo, che per essere
Suocero d’un Monarca.
Tart. (irato a parte) Oh maledetto punto! Io mi sento morire. Angela perdo; perde il trono mia figlia.
Pant. Ah, Maestae, no bastava, che avesse da ella tante beneficenze senza meriti, che la voi innalzar a tanto grado una povera fiola?...
Der. La virtude
Innalzo al posto suo. Necessitade
Di successore al Regno a sceglier sposa
Mi sforza, ed una sposa la più degna
D’Angela non trovai.
Tart. (con affettata allegrezza) E viva, e viva... Maestà, mi rallegro; non potevate far miglior scelta. Angela, mi consolo... Pantalone, non posso esprimere la mia gioia... (a parte) Mi sento rodere... o morte... o inferno... o vendetta.
Pant. Cara fia, no te desmentegar mai la to nascita; no te insuperbir. Varda ogni momento el Cielo, dal qual vien le fortune, ma vien anca le desgrazie improvvise. Basta; el nostro