Che indegna si conosce, e che abbastanza
Ha sofferto sin’or? Ahi, più non posso...
Più non posso, Deramo... mi si spezza
Il cor... Deramo, per pietà lasciatemi...
Più non mi lusingate. (piange dirottamente)
Der. (commosso guarda come sopra lo stucco, che non fa motto. Si leva) Oh cara donna...
Donna rara a miei dì, più non piangete; (la solleva)
Levatevi. Sì bello, e caro spirto
Ben sarei scellerato rifiutando.
Olà, ministri, guardie, entrate, entrate.
Il popol si rallegri. Ho ritrovata
Donna, che m’ama, e m’amerà per sempre,
Diletta a questo cor. (entrano le guardie)
Ang. Ah no... Deramo,
Non mi fate morir. Soffro il rifiuto.
Ma almeno in faccia al popolo non sia:
Troppo è l’atto tiranno. Io già confesso,
Non son degna di voi.
Der. Degna sareste
Di Monarca maggior. Veneta donna,
Esempio d’amor vero, che smentisce
Le indegne lingue, che pel mondo vanno
Predicando incostanza, ed amor finto,
E volubilità nel sesso molle.
Che adorna l’Adria tua. Ministri, entrate;
Scelta ho sposa alla fine. Angela ho scelta.