Sino a quel dì, in cui forse io sarò primo...
Sì, sarò primo a chiuder queste luci?
Ang. Signor, credo di sì, se dall’affetto,
Ch’io sento al core, misurar si puote
Ciò, ch’esser dee. Ma come mai mescete
Il dolce coli’ amaro di lugubri
Ricerche, o Re? Lusinghe... amor... angosce...
Povero cor! (piange)
Der. (guarda lo stucco, che non fa motto) Sta fermo il simulacro!
Questa Veneta donna, dopo tante,
Sarà sincera! (guarda come sopra) Oh Dio! forse l’amore
M’abbarbaglia la vista, e il ver non scopro. (guarda ec.)
(con agitazione) Se non m’amate... s’altri amanti avete...
Se alcun secreto è in voi, deh palesatelo.
Angela, per pietà, prima, ch’io passi
A scegliervi in isposa. Io più non posso,
Angela, e v’amo sì, che, se scoprissi
Dopo un inganno in voi, morrei d’affanno.
Ang. (levandosi, e precipitando a’ suoi piedi)
Deh datemi il rifiuto... quel rifiuto,
Ch’esser dee la mia morte. Ornai, Deramo,"
Cessate di più offendermi; frenate
Le tiranne lusinghe. Qual onore
Traete voi da sì barbare forme.
Nel lacerar il cor d’un’infelice
Fanciulla meschinetta, ed innocente.