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158 il re cervo.

     Che attonito mi rende! (guarda lo stucco, che non fa motto) E pur non ride
     Il simulacro. E fìa mai ver, che questa
     Abbia sincero il cor? Lo voglia il Cielo:
     Non mi lusingo ancora. Io vi perdono,
     Angela, e lodo. Ah! se sapeste il vero,
     Non direste così. Ne’ tempi andati
     Cercai donna sincera, che m’amasse,
     Che mi dovesse amar sino alla morte;
     Pur non la ritrovai. Necessitade
     Di dar eredi al Regno oggi mi sforza
     A tentar di trovarla, e temo vana
     La mia ricerca.
Ang.                    E chi v’accerta, Sire,
     Che di tante donzelle a voi qui entrate
     Alcuna tal non fosse?
Der.                              Chi m’accerta?...
     Non ve lo posso dir; ma certo io sono.
     M’amate, Angela, voi? (con tenerezza)
Ang. (sospirando) Volesse il Cielo,
     Ch’io non v’amassi, che di mortai doglia
     Non mi saria il rifiuto, già imminente,
     E ch’attendo, Signor, con quella pace,
     Che non auguro a voi.
Der. (guarda lo stucco, che non si move. A parte) Nè la deride
     Ancora il simulacro!.. O quanta gioia
     Mi trabocca nel core!... Ah ch’è impossibile!...
     Angela, dite il vero? (con trasporto) E m’amereste