L’obbligar le infelici, meschinelle,
Povere figlie a forza a esporsi in questa
Stanza secreta, ed alla concorrenza,
D’esser spose d’un Re, nate in umile
Stato, e sì disugual, perchè la mente
Debile si lusinghi, e ricusata
Poi sen vada piangendo, di vergogna
Carca, e dolor di non piacervi, (con sospiro) e forse
Ricusata a ragion per poco merto?
Qual giustizia sarà, se, mio malgrado,
Son qui condotta, e se del genitore
Povero mio fur le preghiere vane
Per fuggir tal rossor; s’ei per pietadc
Vi chiese a dispensarlo dall’espormi
Alla vostra grandezza, al vostro acume,
O... (sia permesso) ad un capriccio vostro.
Per cui tante donzelle sfortunate
Furono offese ornai? Mio Re, Deramo,
Ricordivi del Ciel, ch’è giusto, e attende
Tempo a punir pe’ danni altrui. Ragiono,
Non per me, che al rifiuto sono esposta,
E soffrirò il rifiuto, ma per tante
Misere donne, che son fuori, e attendono
Meste l’ingiuria loro. Dispensatele.
L’ultima Angela sia, che soffra a forza
D’un rifiuto il dolor. Mio Re, perdono;
Libertà mi donaste, e libertade
Usai nel favellar.
Der. (a parte) Qual arte è questa