Pagina:Gozzi - Le fiabe. 1, 1884.djvu/373


atto primo. 151

Clar.                              E chi potrebbe
     Non aver care nozze tanto illustri,
     Re generoso, esempio di pietade,
     Esempio di virtù?
Der. (si volgerà non veduto da Clarice; guarderà sott’occhio la statua di stucco, la quale non darà alcun segno)
     Son generali troppo i vostri detti.
     Voglio saper di voi. Lo so, che grate
     Sarieno le mie nozze a innumerabili
     Donne viventi, eppur con tutto questo
     Forse tra quella innumerabil torma
     Esser, Clarice, non vorreste. E questo
     Ciò, che vi chiedo, e che saper intendo.
Clar. (a parte) (Cielo! come m’astringe!) E come mai
     Tra tante credereste. Signor mio,
     Ch’io fossi sciocca, e di sì gran fortuna
     Non avessi piacer?
Der. (si volge, come sopra alla statua, la quale non si muove) Voi favellate,
     Clarice, ambiguo troppo. Io son, che prego.
     Di voi sapere io voglio. Le mie nozze
     Avreste care, o no? Di voi ragiono.
Clar. (a parte) Padre crudele, ah tu mi vuoi bugiarda"
     Sì, le avrei care, amato Re.
Der. (si volge, come sopra, alla statua, che fa un viso ridente, e poi si ricompone) Ciance,
     Clarice, io so, ch’entro all’interno vostro