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146 il re cervo.



Smer. Oh che matto! Io ci scometto, che, se vado a Venezia in questa forma, fo innamorare tutti i Veneziani di buon gusto, e che i Berrettini rubano dieci mode da questi miei abbigliamenti, e vuotano in tre giorni le borse a tutte le donne Veneziane.

Brig. Mo sicuro. La novità piase, e per questo se ti fussi comparsa avanti al Re de Serendippo alla Veneziana, ti faressi qualche colpo colla novità. La facenda no xe da tor de sora via. Sastu, che se ti innamori so Maestà; ti diventi Regina ancuo, e che mi, per esser to fradello, de credenzier devento almanco Generale in capite?

Smer. Oh se altro non occorre, che farlo innamorare, lascia fare a me. Sono tre giorni, ch’io leggo il canto di Armida del Tjisso, e la parte di Corisca nel Pastor fido. Ho imparati i più bei sospiri, i più bei svenimenti del mondo. Puoi cantare allegramente quei versi dell’Ariosto;

Che per amor venne in furore, e matto
D’uom, che sì saggio era stimato prima.

Brig. Basta; prego ci Cielo, che la sia cussi; ma quel to muso... quella to fegura... basta... andemo, buttemose in mar. (in atto di partire)