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atto primo. | 145 |
temo la contrarietà di Tartaglia, il quale oltre all’ambizione, che ha sul concorrere della figliuola propria, mi guarda sempre con un occhio amoroso, e sospira; e questa mattina mi persuadeva a fingermi ammalata, acciò non mi esponessi nel gabinetto.
Pant. Pulito! Un altro amoretto de quel lato? El Cielo te la manda bona, fìa mia. No so cossa dir. Ma qua se fa tardi, e bisogna andar, che ti xe in nota per terza.
Ang. Amore, a te mi raccomando. (entrano)
SCENA QUARTA.
Brighella e Smeraldina. Tutti due all’Orientale. Smeraldina avrà un gran ventaglio, de" gran fiori e pennacchi in caricatura.
Brig. Mo tien alta quella testa; no tegnir quei brazzi così goffi, in malora. Xe un’ora, che te fazzo scuola, e ti xe pezo che mai. Ti me par quella che cria: rose pelae, zizole col confetto.
Smer. Come, fratello! Non ti pare, ch’io sia accomodata in modo da far innamorare un animale, non che un Re?
Brig. Che maniera de parlar! Se ti disi un de sti sentimenti davanti a so Maestà, da galantomo che ti fa innamorar una delle so sleppe. Mi t’averia volesto conzada piuttosto alla Veneziana, con un bel tegnon, e con un mantiglion negligente.