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atto primo. | 141 |
Il tuo nome è uscito primo, e conviene prodursi alla sua interrogazione. Egli mi vuole tutto il suo bene; tu sei mia figliuola; non sei l’orco; se ti porterai bene nell’esame, sono certo, che oggi tu sei Regina, e ch’io son l’uomo il più risplendente di questo mondo. (basso) Dimmi, figlia; non avresti già qualche taccherella secreta, ch’egli potesse scoprire, eh?
Clar. Ah, caro padre, dispensatemi, scioglietemi da questo cimento, vi supplico.
Tart. Che! come! pettegola. Produciti tosto, e portati bene nell’esame; altrimenti... tu m’intendi... tu mi conosci... Moccina... perchè ricusi d’obbedirmi? (basso) Hai, hai qualche taccherella secreta, eh?
Clar. Io non ho nulla; ma ho soggezione; non mi porterò bene nell’esame; è impossibile; sarò ricusata.
Tart. Che soggezione! che ricusata! Non può essere. Avrà de’ riguardi per me. Orsù, andiamo, ch’è tempo. Egli ti attende nel suo gabinetto. (la piglia per un braccio)
Clar. (sformandosi per non andare) No certo, padre; no certo.
Tart. Io ti strapperò le orecchie; ti taglierò il naso. Vieni, dico, e portati bene nell’esame; altrimenti... (le fa violema)
Clar. Caro padre, io non potrò portarmi bene; e infine vi confesso, ch’io sono innamorata morta