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atto quinto. 131

     Arm. Fermati. Omai non ti bisogna... figlio...
     Cercar riparo... (spirante) Io sento in sulle labbra
     L’alma, che fugge... A Millo... al caro sposo...
     Dì addio... per me... se vedi ’l padre... digli...
     Digli... ch’io l’appagai... che si ricordi...
     Digli, che... oh Dio!.. dirai... che... oh Dio... già spiro. (muore)
     Smer. Ahi, ahi, oimè.
     Jen. (furente)           Passata è la meschina.
     Oh giorno! oh Cielo! oh me infelice! oh Millo!
     Oh Norando crudel!


SCENA SETTIMA.

Millo e detti.


     Mil. Quai pianti, e strida! (vedendo Jennaro) Oh fratel mio, Jennaro!
     Chi mi ti dona al sen? (corre ad abbracciarlo)
     Jen. (procurando di nascondergli Arm.) Fuggi, fratello;
     Volgi la faccia altrove. Il sguardo tuo,
     Lasso! deh non fissare in questa parte.
     Mil. (scoprendo il cadavere) Che! Armilla! la mia sposa! esangue! immersa
     Nel proprio sangue!... Ah misero, qual folgore
     Mi rischiara la mente? Io fui, fratello,
     Dell’infelice l’uccisor. Qui sola
     La lasciai: disperato, forsennato,
     Cieco non vidi, che la generosa