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prefazione. xvii


rassegna. Dal canto mio ho riposto con viso ridente al signor Maggiore della Provincia pingue e badiale, ch’io mi chiamava Carlo Gozzi, e ch’era stato raccomandato dal Patrizio Almorò Cesare Tiepolo. Tacqui il Senatore e il mio zio materno, per non comparire ambizioso.

Quella dimenticanza, certamente finta, nell’E. S. che tanto increbbe agli altri, a me parve un tratto politico necessario per alcune teste fumanti de’ miei sozi che s’erano molto vantati d’intrinsechezza col Cavaliere prima del di lui imbarco.

La galera Generalizia, col seguito d’un’altra galera detta Conserva, e d’alcuni navigli sottili armati, s’avviò nel golfo Adriatico e sopraggiunse la notte assai buia.1»

Otto giorni dopo che il Gozzi era giunto a Zara fu colpito d’una malattia mortale, dalla quale scampò per miracolo ed in questa occasione si strinse della più cordiale amicizia, con Innocenzo Massimo di Padova; amicizia che, contratta ne’ migliori anni d’entrambi, durò tutta la loro vita.2 Attese poscia alla meglio a qualche studio ed esercizio di arte militare, non trascurando del tutto però la poesia, alla quale anzi fu debitore d’un insperato trionfo, ch’egli narra al solito con molta vena di satira nelle sue Memorie:

  1. Memorie cit. Parte I, Cap. 4, pag. 39-40-41.
  2. Ibid. Cap. 3, pag. 48 e 49, e la Dedica del Tom. 4, dell’ediz. Colombani. Un dugento lettere circa del Gozzi possiede il sig. Conte Angeli di Padova, pronipote del Massimo, e se ne valse il Malamani per un profilo del Gozzi nella Nuova Rivista di Torino. Io pure potei vedere quelle lettere per mezzo del mio egregio amico Cav. Federico Stefani, illustre cultore di storiografia Veneziana.
Masi