Di recarti consiglio. Non sprezzarlo,
Millo, benchè di donna.
Mil. E qual consiglio?
Arm. Sopra un naviglio a una medesma sorte
Andiamo, o sposo, ed in Damasco andiamo.
Ginocchion chiederemo al padre mio
Perdon, pietà. Le lagrime d’Armilla
Saran sì calde, che a Norando certo
Ammolliranno il core. A pietà mosso
Ricambierà le membra di quel misero
Nello stato primier. Perdoneracci;
Sposi ci soffrirà; vivremo in pace.
Mil. Non mi parlar di pace, amata sposa.
Con sì dolce linguaggio il cor mi spezzi
In più barbara forma. Cara Armilla,
Non c’è più pace. A me restar non deve
Che disperazione, che furore,
Che pianto e morte. Sappi, che Norando
Or ora apparve in questo loco, e seco
Favellai, nè ascoltommi. Inesorabile
Contro al fratello, a me, contro a te stessa...
Oh Dio! che disse mai!
Arm. Norando quì?
Come?... Ah perchè non fui... Dimmi: rimedio
Non chiedesti al fratel?
Mil. (sospirando) Lo chiesi, Armilla...
Non bramar di saperlo.
Arm. Deh lo narra;
Io vo’ saperlo. Che ti disse il padre?
Mil. Non bramar di saperlo.