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124 | il corvo. |
SCENA TERZA.
Udirassi ’l suono d’una marcia flebile. Usciranno delle guardie con segni di lutto, indi Millo vestito a tutto, immerso in una profonda mestizia.
Mil. Soldati, amici, popoli, lasciatemi:
Quì bramo di morir, piangendo sempre.
Non mi si rechi mai cibo, o conforto. (le guardie partono)
Quì vo’ morir. Da quest’afflitta salma
Tra sospir caldi, e lagrime sanguigne
Esca lo spirto mio. (siede al fianco della statua, e abbraccia le ginocchia di quella)
Dolce fratello;
Innocente fratel, chi mi t’ha tolto?
Io fui quel traditore, io fui quell’empio,
Che la vita ti tolse. Cara vita,
Vita della mia vita! Almen potessi
Farti capir, che i miei crudi sospetti,
Ch’ebbi sopra di te, furon cagione
Ch’io firmai la tua morte, e sol lo feci
Per intender il ver di tanti arcani
Dalla tua bocca; ma che non sarei
Condisceso alla barbara sentenza
Di vederti morir. Lo giuro al Cielo,
Poichè t’è tolto l’ascoltarmi, e forse
Se m’ascoltassi, non lo crederesti.
Lo giuro al Ciclo, e al Ciel lo giuro invano;
Che perdon non avrò. Perdon, fratello:
Io ti chiedo perdono. Altro in vendetta