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atto quarto. 117

     Jen. (con somma fortezza) Rapita ho Armilla per tuo amore, ed ebbi
     Quel falcon, quel destriere, e grato dono
     Sperai di farti. Quel falcon uccisi,
     Uccisi quel destrier; pregata ho Armilla
     A non sposarti, ed ecco la ragione
     Di tutto ciò. Mentre ch’io solo stava
     Procurando riposo, due colombe,
     Prodigiose colombe parlatrici,
     Sopra me si fermaro, e messaggiere
     Fur di strane minacce. Indi Norando,
     Padre d’Armilla, apparve, e furioso
     Delle colombe ha confermati i detti.
     (a parte affannoso) Ah Cielo! io son pur giunto alla crudele
     Metamorfosi orrenda. (a Millo) Eccoti i detti
     Delle colombe e di Norando alfine:

     Infelice Jennaro, Principe sventurato!
Quel falcon ch’ha in potere, appena a suo fratello
     Consegnerà, il falcone caverà gli occhi a quello;
Se non glielo consegna, o gli palesa il fatto,
     O con nessun fa cenno eoa parola o con atto;
Il decreto è infallibile; se in nulla mancherà,
     Una statua di marmo Jennaro diverrà.

     Io dovei consegnartelo ed ucciderlo
     Per serbarti le luci, e in un tacere
     Per serbar la mia vita. (a parte con grido di dolore) Oh Dio! mi sento