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114 il corvo.

     l’orientale da sedere, vicini al posto opportuno alla trasformazione, che deve seguire. Millo siede, fa cenno al fratello, che sieda. Siede)
     Jen. (con voce di commozione) Crudel non vi credea.
     Cieco foss’io, per non aver veduti
     I caratteri vostri, e il vostro nome,
     Che a morte mi condanna. (piange)
     Mil. (commosso e sostenuto) Il Parlamento...
     Le colpe vostre... gli ordini... le leggi...
     Le ragioni di stato... (scuotendosi) Or qui non venni
     Per rimproveri a voi. Cerco innocenza.
     Crudel non sono.
     Jen. (a parte agitato) Ahi duro punto!... ahi misero!...
     Quanta necessitade, e qual ribrezzo
     Mi sprona, e mi trattien! (con dolcezza a Millo) Deh, fratel mio,
     Richiamate al pensier sin quando fummo
     Pargoletti innocenti, e quell’affetto
     Che sempre ci stringea, sì ch’un momento
     L’un senza l’altro mal soffria di starsi.
     Ne’ fanciulleschi giuochi vi ricorda
     La tenerezza e l’armonia. Non mai
     Picciol disgusto, o puerile invidia
     Fu tra di noi. Sovvengavi, ch’ognora
     Tutti i piccioli doni, e tutti i beni,
     Che avevamo, divisi tra di noi