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atto terzo. 95



Tart. Ma se dopo tutte queste insolenze il Re l’ha ritrovato ginocchioni innanzi alla Principessa che le baciava la mano, che l’accarezzava, e le diceva piangendo: Uh, ben mio, uh, vita mia, non sposate mio fratello, se non mi volete morto? È innocenza questa?

Pant. (a parte) Mo cordoni! questa certo xe granda. (alto) Cosa importa? Cossa saveu vu i arcani?

Tart. Arcani! Qui non c’è bisogno d’interpretazioni. Il Re è entrato in maggiori sospetti, massime non avendolo veduto nell’accompagnamento al Tempio, e fa benissimo a levarsi dinanzi un fratello, che può macchinare maggiori bestialità, e anche scannarlo per gelosia nel letto colla sposa. Tutta la Corte è scandalezzata e irritata contro al Principe, e il popolo è in tumulto. A questi papaveri si deve troncar il capo. Ma voi avete la testa rotta, e il cervello vi deve traballare, e fate certi discorsi, che mi sembrate un matto.

Pant. E vu me pare un ministro traditor, un omo d’un cuor negro, uno de quei (co’ dise el proverbio) dai al can che el xe rabbioso; un che no cerca altro, che dar drio alla passion d’un Re per coltivar la propria fortuna; che, in vece de buttar acqua, zonze del fogo, e che scordandose che nasse el scandalo, la rovina tra sangue, tra do fradelli, che tanto se amava, ha piaser, per darse merito, de quelle novità, che