Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
90 | il corvo. |
per montarghe in sella, perdoneme, alla Zuecca se ghe dirla bassezze, vendette da scortegaori, e no mai da un Prencipe, come se vù. Se gnente ho mai merità, se amè el vostro onor, se no avè piaser della morte d’un povero vecchio che ve vol ben, espettoreve con mi, feme degno... feme degno della vostra confidenza; no fè, che mora aspettator de quelle desgrazie, che se va descorrendo, e che solo a pensarle me sento a passar el cuor da cento stilettae.
(piange)
Jen. Ah, caro amico, vecchio benemerito,
Esempio raro d’ogni servo, onore
Di quell’alma Città, che vi produsse,
A che cercate di troncar le angosce
Col raddoppiarle, la ragion cercando
D’onde la ragion nasce, che v’affligge?
(a parte) Ah troppo dissi; il sangue mi s’agghiaccia.
Jen. (con agitazione) È dunque al Tempio mio fratello, e seguono
Le nozze, è ver?