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prefazione. xiii

innocente della commedia improvvisa, quanto per avvezzarsi così di buon’ora a creder lecito, o moralmente indifferente, ogni eccesso di beffa e di satira verso gli altri. Assai meno mantenne in certo senso le promesse de’ suoi primi saggi letterari, vale a dire per regolarità di sintassi poetica e per chiarezza, se si ha a giudicare dal sonetto: Alla vedova d’un cagnolino, che riferisce come composto a nove anni, e da altro sonetto composto a undici anni e fatto tutto di emistichi amatorii classici, che gli valse le lodi e i lieti pronostici d’Apostolo Zeno. D’allora in poi studiò e scribacchiò a dirotta, sicchè all’età di sedici anni (o meglio venti)1 avea già scritto «oltre a delle innumerabili prose e delle innumerabili poesie volanti, quattro lunghi poemi, il Berlinghieri, il Don Chisciotte, la Filosofia Morale, cioè i discorsi degli Animali parlanti del Firenzuola, il Gonella in dodici canti.2» Suo fratello maggiore, il celebre Conte Gaspare Gozzi «permana geniale astrazione poetica3» s’era maritato a Luigia Bergalli, povera, di dieci anni più vecchia di lui, poe-

  1. Rimando il lettore ai cinque primi numeri del Saggio Bibliografico sul Gozzi, che pubblico in fine del Volume secondo e che mi fu favorito dall’egregio sig. Vittorio Malamani, dal quale ebbi in questa occasione tanti e così amichevoli aiuti, che compio veramente un dovere, significandogli pubblicamente la mia gratitudine.
  2. Memorie, cit. Parte I, Cap. II, pag. 29.
  3. Ibid. Cap. III, pag. 31.